Gli Obiettivi Aziendali nelle PMI: Definizione, Assegnazione e Controllo
In relazione agli obiettivi aziendali è utile iniziare la riflessione dalla considerazione che in azienda, oggi come oggi, sono disponibili una infinità di numeri, ma spesso si è persa la capacità di sintesi. La capacità di distinguere fra dati e indicatori è fondamentale.
Un esempio che prendo in prestito dall’amico Guidotti è il seguente: “Al pilota che passa davanti ai box, in quella frazione di secondi vanno fornite le informazioni salienti non la telemetria”.
Lo stesso è in azienda, dovremmo avere la capacità di identificare gli indicatori chiave e impostare un sistema di reporting che costringa i responsabili a guardare gli andamenti e proporre soluzione nel caso ci siano degli andamenti negativi o non si raggiungano i traguardi definiti.
Invece spesso ci infiliamo in riunioni fiume per analizzare montagne di dati. Le riunioni dovrebbero servire per prendere decisioni su analisi già svolte dove necessario.
Gli indicatori devono essere:
- pochi, possibilmente qualità tempi e costi
- legati agli obiettivi, se un obiettivo a parole è chiaro basta domandarsi “cosa può andare male?” e troviamo l’indicatore
- univoci, cioè non dipendenti da diverse responsabilità e quindi troppo ampi o generici. Il responsabile deve avere l’effettivo presidio e le leve che incidono su quell’indicatore
- muniti di un target, ovvero deve essere specificato quando va bene e quando va male
Analisi dei dati aziendali: il reporting
Qual è l’ultima volta che si è fatta una riunione sugli scostamenti?
E quante volte sei uscito dalle riunioni senza definire chi fa cosa quando?
Il tema è prevalentemente culturale, abituarsi ad analizzare i dati partendo dai principali indicatori è importante e lo è ancora di più definire e seguire le azioni che si decidono quando gli andamenti non ci soddisfano.
Innescare il proprio sistema di reporting è un passaggio fondamentale per creare condizioni durature di approccio al miglioramento continuo.
Ma soprattutto serve per individuare e gestire i rischi per tempo.
I cruscotti direzionali, a differenza degli strumenti di business intelligence per l’analisi dei dati:
- devono essere intuitivi
- devono “pretendere” la definizione dei target (quando va bene o male un dato rilevato)
- devono prendersi da soli i dati
- devono “inseguire” i responsabili (reminder, scadenziari, mail, grafici e report auto matici…)
- devono “costringere” i responsabili a commentare dati negativi o andamenti in peggioramento (innescano la cultura del reporting, analisi delle cause e proposte di soluzioni)
Di seguito alcuni esempi di indicatori e processi.
1. Area/processo: Controllo di gestione:
– Andamento solidità
– Andamento liquidità
– DSCR a 6 mesi
– Indici di crisi
– ROI, ROS, ROE
– EBITDA…
2. Area/processo: Commerciale:
– Scostamento periodico consuntivo su budget commerciale
– Numero offerte per periodo
– Valore offerte per periodo
– Andamento % ordini su offerte in numero
– Andamento % ordini su offerte in valore
– Numero connessioni per periodo (patrimonio relazionale)
3. Area/processo: Gestione persone e conoscenze
– Andamento età media
– Incidenza costo medio del personale
– Flessibilità competenze
– Livello competenze organizzative
– Tasso di conflittualità
– Clima/propositività
4. Area/processo: Gestione portafoglio
– Andamento età media prodotti/servizi
– Indice di ritorno degli investimenti sui nuovi sviluppi
– Andamento idee per periodo
– Andamento nuovi prodotti/servizi per periodo
– Fatturato nuovi servizi annuo
– Marginalità annuale nuovi prodotti su altri
5. Area/processo: Gestione operation
– Andamento efficienza produttiva
– Andamento nc produzione
– Andamento incidenza costi manutenzione sul totale
– Andamento rating rischio sulla catena di fornitura
– Andamento costi lavorazioni esterne sul totale
– Andamento costi mp sul totale
>> A proposito di “processi aziendali”… ne ho parlato in modo approfondito in questo articolo:
“Processi Aziendali e Complessità Organizzativa nelle PMI” <<